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L’illegalità tra indifferenza e rassegnazione
Molto spesso alla tivù seguo i vari report cronistici e riguardante temi sociali in ogni ambito anche politico ed economico. In questi ultimi anni ho notato un illegalità diffusa ed in risposta l’ esponenziale inerzia sotto ogni profilo. Come tornare al rispetto delle regole e far partecipe i cittadini alla politica per vincere l'indifferenza all'illegalità.

Negli ultimi decenni l’illegalità la fa da padrona, poiché Mafia, Camorra, Ndrangheta e Sacra Corona hanno costituito un potere economico che si è affiancato, se non sostituito, a quello legale. Sarebbe estremamente utile che nelle scuole se ne parlasse di queste organizzazioni che hanno creato un potere economico ed una organizzazione sociale che, sostituendosi allo Stato, hanno dato un’immagine del nostro paese che non rende giustizia.
E’ vero anche che tanti sono stati e quotidianamente sono i cosiddetti “servitori dello Stato” che, sacrificando la propria vita o svolgendo quotidianamente ed umilmente il proprio lavoro, sulle strade, negli uffici, nei tribunali, cercano di migliorare l’immagine del nostro Paese. Tutto ciò ha fatto si che anche nei cittadini si sia fatto un uso incivile nella vita quotidiana: usiamo il cellulare quando siamo al volante, imbrattiamo ciò che ci circonda, inquiniamo l’ambiente, ci assentiamo dal lavoro spesso senza una giusta causa, evadiamo le tasse, ci facciamo raccomandare, chiediamo e concediamo favori calpestando i diritti altrui.
Diciamo che siamo capaci di grandi ed isolati gesti eroici, ma anche di comportamenti meschini e immorali. Ciò che colpisce del nostro Paese non è solo la sistematica violazione delle regole, talvolta ispirata anche da esempi illustri, ma ancor più l'indifferenza diffusa. Manca insomma è la capacità di indignarsi. Di alzarsi in piedi e dire basta e di ritornare alle regole, per riscoprire la dignità del vivere e non da sudditi. Non credo che la mafia sia solo una questione geografica o di culture. Non credo che vi sia posto solo per la rassegnazione. Sono convinto piuttosto, come extrema ratio, nel valore della speranza. Dell'esigenza di recuperare il senso della partecipazione alla politica concepita come “polis” e quindi come bene di tutti, al cui venir meno nessuno può rimanere indifferente. La legalità è il potere dei senza potere e riguarda tutti i cittadini che devono poter vedere tutelati i diritti previsti dalla Costituzione. Per promuovere una cultura della legalità ci si dovrebbe attivare in primis nelle scuole e trasmettere questo ideale non come una privazione della libertà personale di fare ciò che noi riteniamo giusto per il nostro tornaconto, ma come qualcosa che permette di vivere liberi senza calpestare i diritti altrui.
L'educazione e la sensibilizzazione dei giovani sul tema della legalità è un modo più che efficace per combattere il crimine e contribuire al progresso. Ovviamente va poi sviluppato anche da tutti noi cittadini quello spirito di servizio che sempre deve accompagnare l'operato di dipendenti e funzionari della Pubblica Amministrazione. Chi esercita una funzione pubblica, a qualsiasi livello, deve recuperare l'orgoglio e il prestigio del proprio lavoro e usare il potere grande o piccolo che gli è conferito, per risolvere con giustizia e imparzialità i problemi del cittadino, non per vessare, ricattare o estorcere denaro. Occorre più trasparenza. Altra “ conditio sine qua non” la meritocrazia: un criterio poco praticato.
Si fa carriera più per parentele, conoscenze, raccomandazioni, appoggi politici, scambi di favori che per criteri oggettivi di eccellenza. La mortificazione del merito costituisce un'ingiustizia sociale nei vari ambiti della vita. Licenziare i cosiddetti "fannulloni" dalla Pubblica Amministrazione serve a poco, se questa bonifica non è accompagnata dalla selezione meritocratica di una classe dirigente capace di dare l'esempio. Il perseguimento di una maggiore legalità e di un maggiore rispetto delle regole è un compito arduo: una mutazione culturale, direi quasi antropologica.
Si tratta quindi di sradicare idee e concetti tanto profondi da essere considerati norma. Per progredire occorre che ogni singolo cittadino partecipi alla vita pubblica con maggiore impegno, che reclami i propri diritti e che assolva, in prima persona, ai propri doveri e disattese dall’attuale realtà. Lo sviluppo di una cittadinanza più matura, consapevole e partecipativa potrebbe consentire anche all’Italia di allinearsi con le Nazioni dove la legalità è la norma e la illegalità l’eccezione.
Quanto l’educazione potrà sensibilizzare il cittadino!? molto dipenderà dalla morale personale e dalla coscienza di ciascuno. C’è da sperare che i giovani possano impostare il loro progetto di vita ispirandosi ai valori di solidarietà e giustizia. Un obiettivo certamente ambizioso. Un percorso virtuoso in cui sono necessari non solo la volontà, ma anche tanto coraggio e lealtà.