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È arrivato il tempo di invertire la rotta per uscire dall’isolamento
Se vogliamo crescere dobbiamo uscire dall’isolamento. Servono nuove scelte strategiche e capaci di esprimere progettualità costruendo reti e collegamenti in campo economico, culturale, ambientale, capace di sviluppare e preservare la nostra ricchezza patrimoniale e turistica con scelte virtuose e lungimiranti.
In quest’ultima direzione il Comitato non può che ricordare gli effetti negativi sul piano economico e sociale per assenza di progettualità che ha finito per depauperare la città ed il suo centro storico.Va bene la manutenzione di strade e la riqualificazione dei quartieri ma non scordiamo la carenza di servizi e di presidi come uffici postali, scuole, ambulatori, linee di trasporto pubblico che hanno ridotto la vitalità dei medesimi.
Se si vuol cambiare prospettiva, e collocarsi in un’ottica di sviluppo e sostenibile è arrivato il tempo di invertire la rotta. Mi riferisco alle infrastrutture che sono il vero volano allo sviluppo. Uniscono si le comunità periferiche ma anche le città a noi confinanti. Ridisegnano la geografia economico-sociale e non solo. Emblematica la staticità di questi ultimi cinquant’anni.
Pecchiamo e soffriamo enormemente di isolamento e di mancanza di infrastrutture non sono solo quelle fisiche, bensì anche quelle sociali. Tanto per ricordare i passaggi a livello, l’eccessivo traffico di veicoli pesanti, la vetusta Stazione Ferroviaria, la carenza di parcheggi, la mancanza di una stazione BUS collegamenti extraurbani, l’assenza di un anello viario di prima e seconda periferia. La coesione sociale costituisce altresì un altro fattore importante per la crescita.
Pertanto, anche le risorse impiegate per il welfare vanno considerate non come spesa bensì come investimento che contribuisce allo sviluppo. Riprendendo pertanto l’analisi su esposta risulta pertanto assai strategico e importante per la città uscire da questa perpetua condizione di isolamento. Riconosco altresì che tale forma di abbandono della città vi è pure la complicità di almeno due grandi fattori. Il primo è quello di una riforma degli Enti Locali rimasta incompiuta.
A fronte dell’art.114 della Costituzione, che riconosce l’autonomia degli Enti Locali non senza generare problemi di conflitto di attribuzione e in assenza di una vera riforma organica. Come anche la Provincia privata delle risorse ma non di molte competenze, essenziali per la vita dei cittadini. Basti pensare allo stato di criticità in cui versano molti edifici scolastici pubblici e alla condizione di dissesto in cui versano le strade provinciali.L’altro fattore che ha condizionato in modo rilevante l’azione del comune è l’applicazione rigida del patto di stabilità interno che non ha consentito di mettere in cantiere degli interventi utili e necessari, quando non anche urgenti, addirittura nel caso in cui avrebbero le risorse per poterlo fare.
Ma se davvero si vuol dare una svolta concreta in favore di una città inclusiva e innovativa occorre ripensare a più ampi e concreti margini di manovra congelando congetture e dissidi politici.Il grado di civilizzazione lo si misura dalle sue prigioni e l’obiettivo del Comitato sta proprio in questa frase.
Soluzioni laddove il ruolo del privato deve essere stimolato da un azione di consolidato coordinamento che deve vedere protagonisti anche comuni dell’ hinterland mantovano e non solo attraverso un patto tra Sindaci in un’ottica di ben più ampia valorizzazione del nostro capitale economico-sociale atto a rilanciare le risorse di un artigianato di qualità che brilla ma che stenta a crescere. Più siamo interconnessi e più siamo capaci di agire territorialmente secondo una prospettiva globale e di assunzione di responsabilità.