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Mantova tra Remoto & Futuro



Il futuro del lavoro e le trasformazioni socio-culturali e generazionali in atto sono ormai un tema fondamentale per il nostro avvenire. Anche Mantova fra non molti anni sarà toccata dal processo di cambiamento in atto. 




Finita la sbornia del fondamentalismo neoliberista e dell’emergenza Covid 19 che ha contagiato un po’ tutti a destra e a sinistra, oggi occorre difendere, sostenere e valorizzare la preziosa realtà delle piccole e medie imprese.

Con l’invecchiamento della popolazione e calo della natalità verrà snaturato il sistema previdenziale; la radicale trasformazione del mercato del lavoro sta escludendo pesantemente le giovani generazioni con la crescita del lavoro di precariato; l’ emergenza immigranti e delle diseguaglianze, ha ulteriormente aggravato le distanze.

Diminuisce la popolazione in età lavorativa, ma aumentano i disoccupati; cresce la capacità di produrre ricchezza ma aumentano le diseguaglianze; cresce la domanda di innovazione e flessibilità ma i giovani che sono la componente della popolazione più propensa al cambiamento non trovano la giusta collocazione!!! Il lavoro interpretato come ricchezza economica andrebbe ridistribuito e allocato in modo ottimale.

Le multinazionali e le politiche economiche globalizzate sono un fallimento per l’economia reale e le relazioni sociali nell’ambito territoriale. Alimentano solo l’illusione dove sui dividendi e scambi azionari si sacrificano i posti di lavoro.

La rivoluzione digitale sicuramente è un forte impatto sull’organizzazione del lavoro. Ci si dovrà impegnare a fondo per proteggere la dignità del lavoro: a cominciare dalla conversione digitale. In molti casi ha gravitato negativamente sui posti di lavoro “tradizionali”.

L’attuale modello continua a vedere il lavoro come un costo da contenere, per consentire ai grandi azionisti di veder crescere la remunerazione dei loro capitali finanziari. Il capitalismo finanziario speculativo e deregolato, esclusivamente ispirato alla logica del mero profitto, ha finito per generare una gravissima crisi. Sono rimaste le piccole e medie imprese, l’artigianato e le aziende familiari.

Le autorità governative, le Istituzioni locali e le organizzazioni sindacali devono riformarsi e rimodularsi ed essere guida e rifondare un nuovo modello lavorativo. Serve sobrietà e responsabilità per essere innovativi e creativi. Tant è vero che cresce fra i lavoratori il bisogno di condividere responsabilità e compartecipazione.

Occorre pensare quindi a risorse produttive alternative quali quelle che il territorio può offrire, alle comunità locali, come luoghi di relazione e di progetti come condizione necessaria per costruire nuove forme di lavoro e di incontro fra le persone, che sono il fondamento della coesione sociale e dell’arricchimento.  Dobbiamo principalmente pensare ai giovani i cui percorsi di accesso a lavoro, istruzione e formazione, salute e benessere, vedono crescere il divario tra chi ha molto e chi ha poco o niente.

Le piccole e le medie imprese rappresentano perciò la salvaguardia dell’economia e generazionale per tutto il settore dei servizi, della produzione, del lavoro artigianale e locale, e potrebbe rappresentare una forma di tutela che consenta di salvare l’economia di mercato, dall’intossicazione della finanza che sta generando un susseguirsi di vuoti generazionali.