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Mantova prospettive future



Marketing, innovazione ambientale e sociale: crescere usando le corrette Strategie Sociali




OLIVIERI INTERVISTA ANTONIO LAZZARI

D: Molti definiscono il periodo che stiamo vivendo l'epoca della paura, dell'individualismo e dell'isolamento sia  a livello personale che di comunità o addirittura di stati. L'Italia è sempre stata uno dei paesi europei con il più diffuso senso di comunità e di solidarietà. Lo abbiamo visto nelle nostre comunità locali e nelle missioni internazionali di peacekeeping a cui abbiamo partecipato negli anni, lasciando sempre ottimi ricordi e risultati tangibili. Cosa sta accadendo? In che direzione ci stiamo muovendo e perché secondo te?

R: Il discorso è molto ampio e parte da lontano, forse addirittura dal 1989 quando cadde il muro di Berlino e degli anni che seguirono. Fino a quella data avevamo due blocchi valoriali, prima che politici ed economici. C’era chi era rosso e chi era bianco e si identificava in precisi valori etici. Dopo la caduta del muro di Berlino si è originata una crisi valoriale originata non dalla presenza di valori distorti, ma dalla mancanza di punti di riferimenti chiari e semplici da comprendere. Capitalismo contro comunismo. Semplici, immediati, chiari. O se da una parte o dall’altra. Dopo si sono originati una pluralità di fenomeni culturali ed economici che hanno tutti lo stesso problema: la difficoltà di essere spiegati. Ciò ha generato una grande crisi valoriale nelle generazioni successive. L’Europa che era nata come grande idea economica per resistere alle due grandi super-potenze entra in crisi e fatica a trasformarsi come elemento unificante dal punto di vista di un valore altrettanto semplice e chiaro. Essendosi sempre identificata come altro rispetto al comunismo ed al capitalismo sfrenato americano, ma non avendo mai costruito un suo modello valoriale chiaro entra in crisi. Alla crisi valoriale si aggiunge un avanzamento tecnologico che negli ultimi 10 anni ha cambiato in maniera drastica il modo di fruire la cultura e l’informazione. Non esiste più il grande soggetto produttore di contenuti riconosciuto (major televisive o grandi giornali ad esempio), ma esiste una pluralità infinita di produttori di contenuti, tutti noi. La velocità dell’evoluzione della tecnologia ci ha trasformati in bravi produttori di contenuti. Tutti o quasi  sappiamo fare un post sui social ad esempio e quel post teoricamente può essere letto da tutto il pianeta con estrema semplicità. Pochissimi di noi invece conoscono il meccanismo di funzionamento degli algoritmi e di come questi aggregano l’informazione. Pochissimi di noi sanno gestire una social bubble cioè il meccanismo per cui vediamo, sui social, prevalentemente post di un certo tipo. Questa crisi dei valori europei e questa preponderanza ingestibile delle tecnologie nella nostra vita hanno contribuito ad uno sconvolgimento culturale della nostra società. Tutto ciò che sembrava eterno pochi anni fa oggi è antico e vecchio. Ciò che sembrava essere il migliore strumento per trasformare il mondo in una grande comunità sta invece rendendo sempre più il pianeta in un luogo di isolamento personale. Tutti ci rendiamo conto di come grandi aziende multinazionali possono condizionare la vita di ognuno di noi rendendoci sempre più poveri mentre loro si arricchiscono. Siamo passati dalla visione della sharing economy come di una panacea democratica a renderci conto di come essa sia in realtà un altro modello economico estrattivo che porta la ricchezza nelle mani di pochi estraendola fisicamente da un luogo. Questi meccanismi sono spesso difficili da leggere e comprendere, ma è molto semplice leggerne i risultati. Queste aziende depauperando sempre più le fasce medio basse. Fasce che hanno sempre meno strumenti per leggere queste modalità, ma si rendono ben conto dei risultati. Ciò provoca fortissima incertezza nel futuro e l’incertezza crea paura. I dati economici mondiali sono sotto gli occhi di tutti ed in questi giorni è un continuo pubblicare dati da parte delle società di statistica a livello mondiale. Tutti i dati indicano però una tendenza consolidata e costante. Chi ha capitali tende costantemente ad accrescerli. Il denaro crea denaro in maniera quasi ineluttabile. Chi non ha capitali è sempre più povero. Ha sempre più difficoltà a creare ricchezza o addirittura ad uscire dalla povertà. Rendersi conto che un evento inatteso può portare improvvisamente alla povertà la gran parte delle famiglie italiane è un elemento che genera insicurezza e paura. Inoltre c’è tutto uno strato di governanti della comunicazione, siano essi politici o altre figure, che hanno interesse a stimolare la paura per gestire i loro interessi leciti o meno, non ci interessa adesso entrare nel merito. Fomentare la paura ha un enorme vantaggio perché nell’immediato paga e paga molto con risultati enormi. Ha uno svantaggio invece enorme e capitale: la paura è incontrollabile  e si autoalimenta. Non serve andare alla rivoluzione francese ed alla ghigliottina per ricordare cosa vuol dire fomentare la paura.

D: Ma a livello locale come si traduce tutto ciò, ed in particolare per le nuove generazioni, per i giovani, per il futuro cosa dobbiamo aspettarci? Si parla di start-up, di innovazione tecnologica che porta via lavoro, di ritorno all'agricoltura ed al tempo stesso di perdita di lavoro a causa delle tecnologie. Frequentando molto gli ambienti dell'innovazione, cosa diresti ad un giovane? Come vedi l'evoluzione del lavoro e soprattutto cosa suggeriresti di fare in una città di provincia come Mantova per affrontare la crisi che ci dicono sia passata, ma noi continuiamo a sentire?

Uno dei grandi motori di questa paura di cui parlavamo è l’insicurezza lavorativa e la stabilità lavorativa. Negli anni ‘90 abbiamo spinto convinti che la flessibilità fosse la panacea per il mercato del lavoro. Se da una parte la flessibilità è un elemento fondamentale per chi ha elevate competenze ed è in grado di spenderle, per chi invece ha competenze basiche o non ha possibilità economiche o solo di età di rigenerare le sue competenze la flessibilità diviene un’autostrada verso la marginalità. A livello globale stiamo assistendo ad una riconversione industriale che ogni anno accelera ed introduce tecnologia a discapito del lavoro umano. In tutti i settori. Industria, agricoltura e persino i servizi vedono sempre più la tecnologia sostituire il lavoro umano. E ciò non è un male, intendiamoci. Il male è a monte in un mondo della scuola e della formazione che non riesce ad assorbire e riconvertire velocemente le professionalità espulse dal mondo del lavoro.Se da una parte è essenziale che le imprese spingano sempre più e sempre più velocemente verso l’introduzione di tecnologie avanzate, dall’altra è necessario che il mondo della formazione si ripensi profondamente. Ma questo esula dal locale, in parte.Se scendiamo a livello locale è fondamentale che chi si candida ad amministrare una città sia in grado di leggere prima di tutto le grandi sfide: la sfida culturale, la sfida tecnologica e la sfida ambientale. Queste tre sfide possono creare molto più lavoro di quanto il mercato ne brucia. Ma questo è un lavoro che deve essere qualificato. Un operaio che è in linea può e deve essere quanto prima sostituito da un robot anche per la sua salute e per la sua qualità della vita. Ma una parte degli operai potranno essere riassorbiti come manutentori di quelle macchina. Un’altra parte di questi operai potrà essere  riassorbita da altri settori che invece vedono crescite molto importanti. Tutti i settori in cui l’uomo è insostituibile, dove la relazione tra esseri umani è insostituibile. È difficile perché oggi un operaio di 50 anni con magari 30 anni alle spalle in una linea produttiva fatica a vedersi in altro. Ma dobbiamo avere il coraggio e la forza di farlo e farlo prima che accada l’irreparabile. A 50 anni abbiamo ancora molta della nostra vita davanti e ripensare il futuro è possibile, anzi è doveroso. Ad i giovani, dopo averli incoraggiati a studiare, poi a studiare ed ancora a studiare, direi di guardare con attenzione a dove va il mondo. I temi della cultura, della produzione di cibo di qualità, della tutela dell’ambiente, della salute e del tempo libero sono quelli che avranno sbocchi nei prossimi anni e li hanno già oggi. Se guardiamo alle startup che hanno a livello mondiale maggiore successo vediamo che tutto ciò che semplifica la vita quotidiana, che tutela l’ambiente e che permette di facilitare la fruizione della cultura sono i settori di maggiore interesse. Se invece vogliamo scendere più nel dettaglio tutto ciò che è raccolta ed analisi di dati è l’elemento che sicuramente oggi sta avendo lo sviluppo maggiore. Produciamo in pochi anni più dati di quanti ne abbiamo prodotti nel corso dell’intera evoluzione umana. Il problema oggi è utilizzare questi dati in maniera democratica e a vantaggio delle persone. Spesso poi mi chiedono che università consiglierei ad un giovane. Di solito rispondo con due risposte. La prima: i giovani faranno in gran parte lavori che oggi non esistono, quindi concentratevi su ciò che vi piace e fatelo con passione e dedizione. Poi tenete aperte le orecchie. La seconda: son tutti bravi a consigliare ingegneria. Ma oggi servono filosofi per affrontare le grandi sfide dell’intelligenza artificiale, della premorte, dell’allungamento della vita. Servono sociologi e statistici per aiutare gli ingegneri ad interpretare i dati. Servono letterati e linguisti. Insomma non disdegnate le materie letterarie. Avranno un grande futuro. Ma soprattutto l’unico vero consiglio, quello che davvero vi farà diventare ricchi: studiate sempre, costantemente, con avidità.

D: Hai parlato di nuovi modelli di business, nuovi modelli sociali e un nuovo modo di intendere e intraprendere il lavoro. Tutto ciò andrebbe declinato anche in termini di sostenibilità ambientale. Da una parte vediamo sempre più movimenti ambientalisti come quello del Friday For Future guidato da Greta Thumberg che ci sollecitano a fare presto per salvare il pianeta, dall'altra però questi movimenti non danno soluzioni e la politica sembra ferma senza soluzioni. La COP 25 ne è stato un esempio con il suo fallimento. Qualche giorno fa l'Europa ha lanciato il Green Deal. Secondo te quali sono le strade da intraprendere per il futuro?

Innanzitutto sgombriamo il banco dalle ambiguità. Se qualcuno pensa che il riscaldamento globale sia una macchinazione, se qualcuno pensa che dietro Greta Thumberg ci sia chissà quale lobbi, se qualcuno pensa che in fondo la terra è stata più calda di adesso e quindi non tutto questo parlare è solo interesse di qualcuno può anche uscire perché non ha capito cosa sta accadendo. Il pianeta, se non invertiamo la rotta, ci porterà in breve in condizioni climatiche che porteranno a grandissimi cataclismo socio economici. A Davos in queste ore stanno discutendo di come gli economisti mondiali (non gli ambientalisti), la finanza che ci governa, inizia a temere che in pochi anni la crisi ambientale potrebbe portare alla perdita del 50% del PIL mondiale. Ripeto: la finanza ci dice che a breve potremmo avere una catastrofe economica con la perdita del 50% della ricchezza del pianeta. Vi lascio immaginare dove questo 50% sarà concentrato. Vi lascio immaginare in termini di numeri di persone voglia dire questo 50%. Vi lascio immaginare cosa ciò possa voler dire in termini di conflitti sociali a livello globale. Gli incendi in Australia sono stati solo un piccolo antipasto.Ciò mette in pericolo soprattutto i ragazzi, i giovani, quelli che hanno maggiore futuro davanti a loro. Ed è qui che nasce il fenomeno Greta. Tra quelle generazioni che sanno utilizzare i social e che in poche ore possono coinvolgere migliaia di giovani in tutto il mondo. Perché nessuno grida alla macchinazione se un post dei Ferragnez coinvolge milioni di persone? È esattamente lo stesso fenomeno e sono esattamente gli stessi numeri. Rimango sul locale e vi racconto la storia di Ravenna che è molto simile a quella di Mantova. In queste ore in Emilia-Romagna siamo in silenzio elettorale. Domani si vota. Bene tra tutti gli schieramenti è parso abbastanza chiaro, salvo alcune isolate voci, che il tema dell’Oil&Gas per il lavoro della città è fondamentale. Il settore ed il suo indotto occupano, secondo le stime prodotte dalle aziende del settore, ammonta a circa 5000 persone. Se si mette un blocco alle esplorazioni petrolifere queste persone perderanno i posti di lavoro. La Grecia e la Croazia stanno avviando le esplorazioni per perforare subito fuori dalle acque territoriali italiane per estrarre il gas che noi non vogliamo estrarre. In 5-10 anni potranno aver finito le esplorazioni, costruito le prime piattaforme e le prime pipeline e negli anni successivi probabilmente iniziare ad estrarre il gas che potrebbero aver trovato.Passiamo ad un altro esempio. Automotive.Per i possessori di auto elettrica nei giorni scorsi c’è stata una notizia per nulla sorprendente e che aspettavamo da tempo, ma che ci ha fatto sorridere. A causa degli obblighi legati alle emissioni del parco auto circolante (cioè di quanto venduto negli anni passati) FCA rischia multe salatissime (come quasi tutte le case produttrici di auto a motore endotermico). Per evitare queste multe che potrebbero ammontare a diversi miliardi di euro FCA ha acquistato da Tesla circa 2 miliardi di euro di quote di mancate emissioni di CO2. Tesla non ha quote emissive di CO2, ma solo quote di mancate emissioni producendo solo auto elettriche. Tesla ha investito 1,8 miliardi di euro per costruire la sua GigaFactory in Germania che impiegherà 8000 persone. Cioè è come se Tesla avesse utilizzato le multe pagate da FCA per acquisire un ulteriore vantaggio competitivo costruendo un’altra fabbrica di sole auto elettriche che aumenterà la sua produzione e in altre parole il suo vantaggio competitivo nei confronti di FCA. Creando tantissimi posti di lavoro. Ripeto 8000 posti di lavori stimati per la fine del 2020.Ora facciamo un gioco. Supponiamo che ognuno di voi abbia 1000€ da investire. Supponiamo che se non li investite li perdete. Se invece li investite in caso di perdita dovete rimetterceli in caso di guadagno potete prendervi tutto il malloppo. Su chi investireste? Sua FCA o su Tesla? Su chi pagherà probabilmente sempre più multe per mantenere attive le sue linee o su chi incasserà quelle multe per aprire nuove linee?Bene torniamo all’Oil&Gas. Sapete a quanto ammontano gli incentivi al mondo dell’oil&Gas? Sapete a quanto ammontano gli incentivi al mercato delle rinnovabili? Il primo 18 miliardi, ma nessuno lo dice. Il secondo meno di 1/10. Molto meno.Lo avrete sentito, nei prossimi 10 anni l’europa investirà il 25% del suo bilancio solo su settori che porteranno vantaggi verso la carbon neutrality. Cioè 1000 miliardi di euro. 100 miliardi all’anno. Ma questo è ciò che verrà fatto direttamente. Poi ci saranno i fondi indiretti della BEI (Banca degli Investimenti), delle altre amministrazioni europee e dei cofinanziamenti che saranno richiesti per utilizzare parte di questi fondi. Stiamo parlando di una pioggia di denaro oggi ancora non quantificabile. A questa vanno aggiunte le revisioni dei sistemi punitivi per chi non rispetterà il percorso verso la carbon neutrality al 2030. Cioè tra 10 anni.Rifacciamo il giochino di prima...avete 1000 euro….in che settore oggi investireste? In che settore concentrereste i vostri studi? In che direzione andreste? Oggi qui a Mantova intendo. Problemi come la salute, gli adattamenti all'inquinamento, alle bolle di calore estive, al verde, al tempo libero, all’alimentazione, alla scarsità d’acqua, all’agricoltura sostenibile. Avete tanti fiumi, come proteggervi dagli alluvioni possibili e probabili. Come rendere la vostra città più accessibile per la mobilità elettrica. Come produrre energia localmente in maniera sostenibile e come utilizzarla in maniera efficiente. Come intercettare la domanda di turismo sostenibile e culturalmente attento…..

D: Ok abbiamo parlato di grandi sfide e di come poterle attuare ogni giorno anche in piccole realtà di provincia come Mantova. Ma cosa manca ancora perché non sembra che siano in molti a spingere in questa direzione....

Purtroppo non ci rendiamo spesso conto di quanto questi temi siano urgenti finché non ci toccano personalmente. Finché gli alluvioni colpiscono la Liguria rimaniamo attoniti, ma poi è ora di cena e spegniamo il televisore. Oggi è fondamentale che la cultura della sostenibilità economica, ambientale e sociale entri nella nostra quotidianità. Dobbiamo agire oggi. Dobbiamo fare scelte che ogni giorno costruiscano in piccolo pezzo di futuro differente. Vivete in una città bellissima. Cercare di recuperare i fasti di un’economia da industria pesante è ridicolo. Dobbiamo invece concentrarci sulla cultura, sulle bellezze del nostro territorio e renderlo fruibile ed accessibile in maniera moderna e tecnologica.Dobbiamo spingere perché i nostri governanti, e qui stiamo appunto seminando per le prossime amministrative, mettano questi argomenti al centro della loro agenda. No vi dirò di più. Dobbiamo pretenderlo. Non abbiate paura di pretenderlo. Chi si candida oggi a governare Mantova lo farà probabilmente o ha aspirazione di farlo, per i prossimi 10 anni. Cioè nel decennio che potrebbe cambiare il volto del pianeta. Lo farà in un periodo in cui l’europa metterà a disposizione miliardi di euro. Ora chiedete a chi si candida in che direzione vuole andare. Che visione di città ha in mente. Chiedete che vi racconti la Mantova del 2030 e non la Mantova di oggi o di ieri. Che città avrete nel 2030. Dove vogliono portarvi. Ecco cosa manca troppo spesso capacità di visione. Perché? Per avere visione bisogna avere radici ben radicate nel presente e nel luogo. Sapere bene cosa c’è, da dove si parte. Bisogna avere creatività per immaginare il futuro. Bisogna avere competenze per disegnare un percorso per raggiungere quel futuro. Tutte cose che spesso mancano ai nostri politici. Chiedete questo. Pretendetelo. E votate di conseguenza. Questo è un primo passo. Il secondo, più importante, pretendetelo da voi stessi. Non delegate. Prendete in mano la vostra vita e fate il vostro. Nel vostro quartiere, nel vostro giardino.Invitate i vostri figli a studiare. Studiate voi stessi. Cercate di capire cosa accade. Alimentate il vostro senso critico, elemento che si sta estinguendo nel nostro paese.

D: Ma se oggi dovessimo dedicare tempo e risorse alle nostre città da dove dovremmo partire secondo te?

Ci sono alcuni punti chiave che sono una priorità a mio avviso. Vado in ordine sparso e non in ordine di priorità perché la priorità è legata alle specificità di ogni singolo territorio. Consumo di suolo: basta costruire è necessario che tutti i comuni varino piani urbanistici a zero cementificazione. Senza sotterfugi. I vecchi piani possono essere ridiscussi con l’accordo degli investitori trovando alternative, trovando soluzioni che non impermeabilizzino il suolo, invitandoli o costringendoli a creare aree non impermeabilizzate o recuperare aree oggi impermeabili. Il rischio alluvioni è sempre più diffuso e fa il pari con il rischi siccità. Seconda cosa riforestare le città. Ciò comporta pulizia dell’aria e meno spese in termini energetici e sanitari. Inoltre il verde tende a mitigare il rischi alluvioni e piogge torrenziali. Terzo semplificare la burocrazia in maniera drastica. Non abbiamo più la possibilità di costringere un’impresa a mesi di burocrazia. I giovani non la capiscono nemmeno la burocrazia. Se non riesco ad aprire una startup in Italia velocemente con il cellulare posso aprirla dell’altro capo del mondo. E non è un’esagerazione. Infine e soprattutto iniziare ad immaginare le nostre città come elementi complessi. L’urbanistica come strumento per costruire socialità e benessere. Il verde come strumento per la socializzazione e la creazione d’impresa. Le strade come spazi di vita e non solo come produttori di inquinamento. Non ci vuole molto. Città come Parigi, Londra, Milano lo fanno. E se è possibile nelle metropoli a maggior ragione è possibile in piccole città di provincia. Ma anche qui date il vostro contributo, non lasciate soli gli amministratori. Lo sport della lamentela è tipico italiano.

D: E per le imprese? Cosa suggeriresti ad un candidato sindaco di fare per far crescere il tessuto imprenditoriale?

A mio avviso serve un grande piano nazionale di semplificazione e digitalizzazione portato a tutti i livelli. Industria 4.0 è stato un esempio, ma aveva molti problemi perché non pensata prioritariamente per le PMI e non pensata per i servizi anche se poi è stata migliorata. Ma rimane il grande problema della burocrazia e della mancata digitalizzazione della PA. E soprattutto manca un sistema in cui i dati in possesso della PA vengano realmente incrociati per rendere più efficace la macchina pubblica. Se fossi candidato sindaco proporrei sicuramente un assessorato alla semplificazione e al taglio degli sprechi con potere diretto sulla redazione del bilancio. Non un assessorato marginale, ma un assessorato cardine. Unirei l'assessorato al bilancio con alcune deleghe dell'assessorato all'ambiente come strumento per la creazione di lavoro. Ci sono risorse incredibili in ogni comune come a livello statale che vengono sprecate. Dalle politiche di manutenzione del territorio (si pensi ad esempio all'apparente banalità della cura del verde, all'adattamento ai cambiamenti climatici) alla gestione dei grandi rischi da riscaldamento globale. Darei anche una delega alla gestione delle banche dati che non sono mai state realmente aperte e messe a disposizione dei cittadini. Pensate quante startup digitali potrebbero nascere se i dati della PA venissero resi pubblici (con criterio ovviamente) e quanti soldi si potrebbero recuperare per altri usi. Queste politiche le deciderei con un tavolo allargato alle imprese. Un vero tavolo di concertazione per il territorio. Le imprese non hanno bisogno di sussidi. Le imprese hanno bisogno di poter fare in tranquillità ed onestà il loro lavoro. Nulla è meglio di un piano chiaro e lungimirante di innovazione e snellimento della burocrazia a mio avviso. Abbiamo ragazzi con idee. Diamo loro la possibilità di mettere gambe. Facciamo piani di supporto con le banche in modo che possano valutare i loro progetti e non solo i loro patrimoni. In questo un comune può erogare servizi di microcredito o meglio di fondi di garanzia rotativa. Un comune può dare spazi per avviare attività a costo nullo. Un comune può implementare reti di innovazione. Un comune può organizzare eventi a supporto della formazione imprenditoriale dei giovani coinvolgendo ad esempio gli imprenditori anziani del territorio e professionisti che si occupano di innovazione. Un comune può fare tantissimo in realtà. Basta avere un po’ di fantasia.

D: Non abbiamo parlato di turismo, anche se abbiamo toccato molti temi. Perché a tuo avviso un paese come il nostro non riesce a sfruttare appieno le proprie potenzialità?

In realtà abbiamo già parlato moltissimo di turismo. Perché creare le condizioni perché le imprese turistiche possano nascere e svilupparsi è il modo migliore per fare turismo. Poi con queste serve avviare percorsi concertati per individuare cosa manca sul territorio. Ma alla base di tutto esiste la scelta di dove una città vuole arrivare. Quali sono i turisti che vorremmo nel 2030? In base all’idea di città che vogliamo nel 2030. Insieme all’idea di società che vogliamo nel 2030. Allora tutto torna. I cittadini comprendono il progetto e si mobilitano per sostenerlo. Agricoltura, cultura, paesaggio, sport sono solo alcuni dei temi che possono essere sviluppati in un comune per attirare turisti. Persino le aree industriali dismesse sono di interesse per il turismo se adeguatamente attrezzate e narrate. Poi bisogna mettersi in rete perché pensare di promuovere Mantova nel mondo è ridicolo. Ci vuole un’idea di territorio vasto, di regione e di paese Italia. A mantova spetta il compito di trovare il circuito giusto per inserire le sue peculiarità. Ma prima deve comprendere quali sono le sue peculiarità e come svilupparle. Il marketing non vende ciò che non hai. Il marketing vende bene ciò che hai.