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La sanità privatizzata: in costante aumento i medici a gettone



Dallo spending review alla pandemia: L’attuale servizio sanitario ha ridotto notevolmente prestazioni e mezzi a disposizione. Ecco il nascere dei camici bianchi a “gettone”: medici licenziatisi dagli Enti Ospedalieri e pagati a prestazione. Un quadro a dir poco preoccupante e che riguardano la qualità dei servizi. Aziende sanitarie sempre più difficoltà ad assumere: così attingono personale da cooperative o professionisti singoli che a chiamata coprono i turni sguarniti.




Non può essere garantita la qualità del servizio quando il medico non è inserito stabilmente in una equipe di professionisti e né tantomeno conosce l’organizzazione interna dell’ospedale. Tali carenze di organico riguardano ormai svariate specializzazioni ma in particolare nei pronto soccorso. E’ altrettanto poi difficile vigilare sul fatto che osservi le 11 ore di riposo prevista dalle disposizioni contrattuali. Altro nodo da sciogliere la programmazione del numero di studenti universitari.

Nel nostro Paese è giunto il momento di togliere il numero chiuso in Medicina viste anche le scarse opportunità di lavoro della nuova generazione. Negli ultimi anni si è poi dibattuto molto della questione dell’imbuto formativo, tale per cui i posti nelle scuole di specializzazione erano inferiori al numero di laureati in medicina. Gli specializzandi poi ci mettono quattro o cinque anni per completare il percorso. Il fenomeno con l’emergenza sanitaria è diventato sempre più strutturale. In particolar modo, questo meccanismo coinvolge i medici d’urgenza che operano nei pronto soccorso, ma anche i pediatri, i ginecologi e gli anestesisti. Ciò comporta innanzitutto alti costi per il sistema sanitario nazionale, considerando che le paghe dei medici a chiamata arrivano anche a centinaia di euro per un turno di notte, molto più di quello che recepiscono gli strutturati.

Esiste poi la questione dell’esperienza: spesso i medici a gettone non hanno un’adeguata preparazione e non è raro che nei pronto soccorso lavorino neolaureati non specializzati. Unico requisito richiesto dalle cooperative o dalle società che forniscono personale esterno agli ospedali è che i medici siano iscritti all’ordine. Molto spesso i bandi emessi dalla struttura sanitaria abbassano i requisiti richiesti pur di reclutare il personale.

Come Movimento Civico Viva Mantova denunciamo con preoccupazione questo drammatico smantellamento del sistema sanitario pubblico. Assumendo poco e pagando poco i medici che lavorano nel settore pubblico, il rischio è di spingerli sempre di più verso il privato o il mercato degli interinali. Anche il PNRR, che prevede grandi risorse per finanziare strutture e tecnologie, non stanzia finanziamenti per il personale. Se non si miglioreranno le condizioni di lavoro degli strutturati, ci sarà sempre un vuoto da colmare. Nonostante il Covid ci abbia insegnato quanto sia importante la sanità pubblica ci troviamo costretti a pagare lo scotto di questo disservizio.