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La questione infinita dei Rider: lavoro subordinato o dipendente?



Leggo in data odierna che il procuratore Francesco Greco della procura di Milano: “indagati i rappresentanti dei colossi del delivery - Comminate alle aziende multe per 733 milioni di euro” . Una cosa è certa: in qualsivoglia conflitto giuridico non è dato sapere né l’inizio e né la fine. 




Sul caso dei Rider ricordo, con precisione millimetrica, di aver letto che la Suprema Corte di Cassazione nel Gennaio 2019, riguardo la vicenda dei fattorini di Foodora ( nota azienda di app food delivery), ha sancito che i medesimi non vanno trattati come lavoratori autonomi, ma come dipendenti a tutti gli effetti, anche se sono dei collaboratori. La Suprema corte si richiama all’articolo 2 del decreto legislativo 81 del 2015, che rientra nella riforma del tanto discusso Jobs Act . Secondo la riforma del Jobs Act, i collaboratori che partecipano all’attività di un’azienda con continuità e sono organizzati dal committente (con riferimento ai tempi e luoghi di lavoro) hanno diritto a beneficiare delle stesse condizioni dei lavoratori subordinati. La dottrina parla di una sorta di inquadramento di terzo tipo, a metà tra il dipendente a tutti gli effetti e il collaboratore esterno. Il decreto sul lavoro che inquadra i lavoratori della gig economy impone infatti alle app un anno di tempo per sedersi al tavolo con i sindacati e scrivere un contratto del settore. Ma a quanto pare a tuttoggi la situazione langue. C è voluta la Procura di Milano per sbrogliare questa matassa.