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La nostra discesa in campo come lista civica



Come presidente e rappresentante del Comitato Civico Mantova Viva ( da NON confondersi con il soggetto politico di Renzi)  e prossimo alla nascita di una lista civica per le prossime amministrative a Mantova crediamo che per ripartire sia fondamentale riportare il concetto della Cultura come aspetto progettuale e non simbolico nonostante le limitazioni e le restrizioni imposte dalla pandemia. 




Come presidente e rappresentante del Comitato Civico Mantova Viva ( da NON confondersi con il soggetto politico di Renzi)  e prossimo alla nascita di una lista civica per le prossime amministrative a Mantova crediamo che per ripartire sia fondamentale riportare il concetto della Cultura come aspetto progettuale e non simbolico nonostante le limitazioni e le restrizioni imposte dalla pandemia. 

La città va ripensata con un rilancio del sistema della cultura accompagnata ovviamente al requisito di città sicura. Il nostro tessuto economico in gran parte composto da piccole imprese commerciali e artigianali è stato fortemente colpito dall’emergenza sanitaria e dalle limitazioni che questa ha comportato. Per evitare che si debba assistere alla definitiva cessazione di molte di queste attività sono necessari interventi di sostegno e di rivitalizzazione che vanno ben oltre la sola liquidità resa disponibile dai provvedimenti fin qui varati dal governo, anche perché è assai probabile che le limitazioni verranno progressivamente allentate e si dovrà fare i conti con la forte contrazione della domanda. In gioco c’è l’anima stessa della città, fatta di relazioni, socialità e condivisione.

 In gioco ci sono la vivacità, il decoro e la sicurezza dei luoghi ma soprattutto c’è il reddito di centinaia di famiglie, a vario titolo coinvolte nella precarietà del lavoro. E’ quindi necessario dotare la città di strumenti di intervento economico a sostegno del tessuto produttivo della città, e in particolare delle piccole e piccolissime imprese dei settori più colpiti. La forzata riduzione della capienza di tante attività partendo dalla ristorazione e somministrazione a quelle culturali, ricreative e sportive che normalmente si svolgono in strutture chiuse serve certamente ridefinire l’uso degli spazi pubblici: delle piazze, delle strade, dei parchi e degli spazi verdi, provando così a combinare distanziamento fisico, salvaguardia delle relazioni sociali e sostenibilità economica di queste funzioni.

A tal scopo non è da meno l’impegno anche sotto il profilo della vigilanza. Contiamo però che l’esperienza maturata in questi mesi in cui abbiamo visto la Polizia Locale riconvertire in parte le proprie funzioni ci consentirà di accompagnare la progressiva ripresa, dalla mobilità alla fruizione degli spazi verdi e delle piazze, vigilando con efficacia sul rispetto delle normative per la sicurezza dei cittadini. Sarà anche necessario intervenire sullo snellimento delle procedure burocratiche, con l’obiettivo di semplificare la relazione tra le imprese e la pubblica amministrazione e i cittadini stessi.

Favorire in ogni modo lo smart working e lo sfalsamento degli orari di molte attività a partire dai servizi comunali rivolti al pubblico al fine di evitare file agli sportelli. Rivedere pertanto tempo e spazio del nostro vivere quotidiano. Fintanto che i mezzi pubblici saranno soggetti a rilevanti limitazioni della loro capienza e probabilmente percepiti come luoghi poco sicuri non sarà più possibile incentivare l’utilizzo, così come non si potrà più promuovere il car pooling, e lo stesso car sharing risulterà probabilmente penalizzato. Il ricorso all’auto privata verrà comprensibilmente percepito come il modo più sicuro per muoversi.

E’ evidente quindi che corriamo un grande rischio di retrocessione rispetto al percorso verso la mobilità sostenibile. Per ora è consentita come unica opzione l’uso dei veicoli a due ruote almeno per l’estate.  C’è un’altra cosa che deve essere chiara per evitare gli affollamenti e ridurre la domanda di mobilità ovvero puntare con forza anche sui quartieri. Altro problema da affrontare è la vulnerabilità dei cittadini più anziani, e non solo dal punto di vista sanitario. La condizione di solitudine per molti di loro si è un ulteriore fattore di fragilità che occorrerà cercare di colmare con il potenziamento dei servizi domiciliari e un’accelerazione al ricorso al potenziamento del welfare territoriale.

La stessa attenzione andrebbe mantenuta anche per i bambini uno dei temi più trascurati e più critici. Serviranno risorse aggiuntive, ed è inutile dire che ci preoccupa la condizione di partenza, con le casse comunali pesantemente penalizzate dalle minori entrate.

Certo è che la cittadinanza andrebbe educata ad un nuovo concetto di vita in cui creatività e la concretezza elementi fondamentali per far fronte alla crisi scatenata dal coronavirus e va vista come una grande opportunità di trasformazione e un accelerazione al cambiamento. Certo la complessità della sfida è grande. Ed è per questo che ci sembra importante aprire un confronto con le altre politiche vista la nostra discesa in campo alle prossime amministrative.