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Emigrazione giovanile come foriera di spopolamento demografico



Leggo ora, da una testata quotidiano locale, che sono ben 37.521 i mantovani che al primo gennaio 2022 risultano iscritti nel registro dell’Aire ovvero l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero: 2.878 in più (+8,3%, circa il doppio della media regionale) rispetto al primo gennaio 2021. Un fenomeno in forte ascesa. Sono altresì direttamente interessato dato che ho la figlia che lavora in Germania. 




Per sua scelta? Non direi proprio!! Buona parte del suo Istituto Scolastico ( mi riferisco al Liceo Classico di Mantova) è emigrata all’Estero. Forse sarebbe opportuno che qualcuno dei nostri politici cominciasse a porsi qualche domanda? Magari commissionando un’indagine conoscitiva sulle motivazioni che portano i giovani alla decisione drastica di lasciare la nostra città per andare a cercare fortuna all’estero:

Ovviamente questo “esilio” va ricercato nella reale autonomia finanziaria e, per le ragazze ( come ad esempio lo è stato per mia figlia) alla possibilità concreta di superare il divario di genere che incide ancora molto su redditi e d’opportunità di carriera. Certamente si possono avanzare altre ipotesi, come ad esempio la gavetta infinita a cui sono sottoposti i dottorandi ed i ricercatori in genere. L’Olanda, certamente, è da prendere come modello ed esempio in Europa per il sistema universitario innovativo, flessibile e pragmatico. I Paesi Bassi sono riusciti ad attrarre studenti da svariate parti del mondo.

A differenza dell’Italia le Università olandesi tendenzialmente non prevedono test di ammissione: per entrare basta il diploma delle scuole superiori e un valido punteggio ai test. Molti altri i motivi quali l’ iter di carriera troppo lento, l’assenza di eccellenze nell’ambito di interesse e un mercato del lavoro ancora profondamente condizionato da clientelismo e corruzione che, in quanto tale, non è in grado di dare libero sfogo a competenze e professionalità personali. Non da meno il riconoscimento dei titoli di studio.

Tra i paesi europei un giovane laureato italiano ha il minor vantaggio economico, mentre nei paesi esteri, dove in media gli italiani si trasferiscono spostando la propria residenza, il guadagno derivante da una laurea si attesta a valori più alti. La Fondazione Migrantes ( organismo pastorale impegnato da anni alla ricerca ) commenta che l’Italia sta percorrendo una strada a senso unico, caratterizzata da svuotamento e spopolamento, dove alle partenze non corrispondono i ritorni. L’attuale crisi economica, i cui contraccolpi hanno influito negativamente sui giovani, sono il risultato della strutturale incapacità di offrire opportunità di lavoro qualificato e stabile.

Nel sistema produttivo delle piccole imprese a basso contenuto di capitale umano è vitale l’importanza di legami personali e familiari e centrale ai fini del reclutamento in soggetti con alta e medio-bassa qualificazione. Tra i neo-laureati si prediligono canali istituzionali con quanti avevano già avuto un’esperienza all’estero, ad esempio un Erasmus. In conclusione viene spontanea la domanda ai nostri politici: ma vi siete mai chiesti se la bassa natalità che si registra sia anche correlata alla fuga dei giovani?