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Dissentire all’asservimento di lobby



Che siamo ormai asserviti al sistema finanziario è sintomo che la crisi economica ha assunto una nuova connotazione di crisi di civiltà. Colpa del nostro stesso sistema politico e al suo asservimento alla finanza? Sicuramente in buona parte !! Ma l’avvento di Internet, potrebbe giocare un ruolo importante: quella di nuove forme di partecipazione politica e dell'informazione. Ad essere in gioco è la qualità e la credibilità della nostra democrazia.




È quanto mai evidente l’assenza di un adeguato governo politico, per effetto dei fenomeni epocali e drammatici non ultimi l'emergenza ambientale, sanitaria e di politica estera. Come anche non bisogna credere che la politica sia onnipotente e in grado di pianificare ogni aspetto della vita sociale. Anzi, quest’ultima visione totalitaria andrebbe criticata con forza.

Tuttavia non bisogna neanche rimuovere oppure nascondere il ruolo che la politica ha giocato, e gioca tutt'ora, nell'emergere di questioni che investono le nostre vite di cittadini e che ci appaiono spesso senza volto, anonimi e indipendenti. I disastri emergenziali che colpiscono sempre più di frequente il nostro territorio e la nostra salute sono conseguenza di una globalizzazione del capitalismo. Lo strapotere dei cosiddetti mercati, che ormai dettano l'agenda politica delle principali democrazie occidentali, sono anche e principalmente il frutto delle politiche neoliberali che hanno favorito la finanziarizzazione senza freni dell'economia, il risultato di scelte, spesso occulte, operate da settori consistenti della classe politica strettamente legati ai vertici di grandi imprese e istituzioni finanziarie ( le cosi chiamate multinazionali) . C’ è chi pensa alla teoria di un nuovo ordine mondiale. Tuttavia, occorre essere consapevoli delle responsabilità delle classi dirigenti che di fatto hanno favorito la crescita di questo sistema finanziario e una drastica riduzione della trasparenza politica e della capacità di controllo da parte dei cittadini, degli organi pubblici democraticamente legittimati, dell'esercizio del potere politico, che si è ulteriormente subordinato all’impositivo sistema economico. Viene ora legittimo domandarsi se ci sia un modo di fermare tale sistema!? Mi pare alquanto ovvio che a farci uscire da questa crisi non sarà la stessa classe dirigente che ha contribuito a crearla!!

Mi sovviene altresì pensare che un cambiamento di rotta potrà verificarsi soltanto grazie alla nascita di forti movimenti dal basso che spingano verso politiche profondamente diverse da quelle che sono state dominanti fino ad oggi e verso un auspicabile ricambio della attuale classe dirigente. Oso pensare pertanto che un'eventuale mobilitazione della società civile possa essere innescata solo dalle nuove generazioni. E’ auspicante la ripresa del concetto di bene pubblico come principio ispirativo a cui fare riferimento e a ciò che è comune e manifesto: come tale il pubblico va distinto dal privato e dall'invisibile e là dove si interagisca su ciò che è di rilevanza pubblica, ossia su ciò che si ha in comune, attraverso mezzi e azioni visibili. La storia insegna che le lotte dal basso hanno da sempre giocato un ruolo determinante nell'affermazione del principio di trasparenza politica. Non esiste ovviamente un regime politico in cui il potere sia del tutto trasparente agli occhi dei cittadini. Il grado di trasparenza di un sistema politico, però, dipende innanzitutto dal livello di vigilanza civile e di partecipazione dei cittadini.

Là dove queste ultime sono deboli, l'esercizio reale del potere può più facilmente naufragare sui fondali della politica occulta. Non è un caso che l'attuale sistema di governo politico-economico incentrato su un capitalismo finanziario si sia consolidato in anni in cui le democrazie occidentali hanno giovato sul forte e diffuso intorpidimento civico. Solo la pressione di forti movimenti dal basso potrà aprire lo spazio per un'inversione di rotta. Sotto questo profilo l’avvento di Internet è in grado di sviluppare un ruolo rilevante. Occorre, altresì, evitare ogni idealizzazione di tali tecnologie. Innanzitutto, perché esse rendono possibili anche forme invasive, e spesso invisibili, di controllo: ad esempio, le comunicazioni via mail, le chat, i social network come facebook o twitter, possono facilitare la sorveglianza elettronica e la categorizzazione di coloro che ne fanno uso. Certamente la rete non basta a creare un'opinione pubblica vigile e partecipe, o a dare vita a tali movimenti.

Tuttavia, essa può contribuire alla loro nascita e fornire degli strumenti straordinari per la loro propagazione e il loro consolidamento. Nessuna utopia della rete, ma solo la consapevolezza del fatto che nel cyberspazio si gioca, e probabilmente si giocherà ancora di più in futuro, una delle battaglie principali per la configurazione dei rapporti di potere nelle società globalizzate. La speranza non è mai discesa dall'alto, è sempre spuntata dal basso.