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Comunicazione e politica nell’era digitale



Forse è il caso di domandarsi e provocatoriamente se esiste oggi un pensiero politico o meglio se ha ancora un senso parlarne. Ricordo bene nella Prima Repubblica, la politica era anche battaglia culturale. Vinceva chi riusciva a imporsi e non per slogan. 




I protagonisti facevano parte di èlite politico-culturali ben definite e contrapposte, mentre gli elettori dovevano solo essere convinti. Oggi il quadro è totalmente cambiato. La fine delle ideologie ha trasformato il concetto stesso di egemonia. Il cittadino, oggi come oggi, ha assunto un ruolo del tutto diverso. Sceglie, interagisce e condiziona la politica. Lo fà attraverso nuove tecnologie e strumenti, come il cellulare o i social, estremamente rapidi, immediati.

Oggi il pensiero veloce ha preso il sopravvento come la reazione sulla riflessione. È pertanto evidente che anche il messaggio politico e gli strumenti attraverso cui viene diffuso mutano. La capacità del sedurre diventa elemento vincente e si forgia su un linguaggio immediato e molto più semplificato. Soprattutto quando si deve fare i conti con una società globalizzata e in rapidissimo cambiamento.

Ne conseguono mutazioni repentine che molto spesso si scontrano con la chiave di lettura di fenomeni politici e sociali. C è chi addirittura rifugge nel passato politichese perché in difficoltà nel leggere il presente. Tutto ciò è davvero preoccupante molto più del basso profilo culturale, vero o presunto, della attuale classe politica rispetto a quella del passato. Figlia del suo tempo e di altra epoca che qualcuno nostalgicamente rievoca.


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