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Nuovo modello di sviluppo sociale ed economico



la Lista Civica Viva Mantova promuove per un nuovo modello di sviluppo locale. Una svolta necessitata non solo dagli squilibri ambientali, sociali e sanitari che caratterizzano il nostro tempo, ma anche dalle riflessioni morali, sociali, esistenziali. Ed ecco emergere l’idea di sviluppo non più basata sulla quantità di cose che sappiamo produrre, ma sulla qualità.




Per troppo tempo abbiamo pensato che la felicità si misuri solo in termini di ricchezza e di agiatezza, ma l’esperienza ci dice che dipende anche da quanto ci sentiamo amati, da quanto tempo possiamo trascorrere con i nostri cari e i nostri amici, da quanto tempo possiamo dedicare alle nostre passioni e ai nostri interessi, da quanto ci sentiamo protetti, da quanto ci sentiamo realizzati, da quanto sappiamo guardare al futuro con ottimismo, da quanto ci sentiamo liberi e capaci di partecipare.

Un nuovo modello di sviluppo ispirato a criteri di equità, sostenibilità, soddisfazione umana. Equilibrio fra necessità produttive e limiti delle risorse, equilibrio fra rifiuti prodotti e capacità di assorbimento della natura, equilibrio fra esigenze occupazionali ed esigenze sanitarie, equilibrio fra bisogni nutritivi e integrità del creato, equilibrio fra tempi di lavoro e tempi di cura, equilibrio fra spazi cementificati e spazi verdi, equilibrio fra produzione locale e produzione globale, equilibrio nella distribuzione della ricchezza all’interno delle filiere internazionali, equilibrio fra energie dedicate alla dimensione individuale e quelle dedicate alla dimensione comunitaria.

Nel concreto significa sobrietà invece di consumismo, riciclo invece di usa e getta, cooperazione invece di sopraffazione, locale invece di globale, tecnologia dolce invece che dirompente. Ad esempio ci siamo convinti che dobbiamo passare dall’energia fossile a quella rinnovabile, dalla produzione lineare a quella circolare, dagli oggetti ad alta intensità di materiale a quelli leggeri. Un insieme di trasformazioni meglio note come green economy che la stessa Commissione Europea è intenzionata a finanziare sotto il grande capitolo del green new deal. Pertanto modificare come si produce e si consuma, ma non quanto si consuma, perché la crescita è il meccanismo che dà stabilità alla macchina capitalista. Non solo da un punto di vista economico, ma anche sociale considerato che per vivere abbiamo bisogno di un lavoro e che il lavoro è legato a doppio filo ai consumi visto che viviamo in un’economia globalizzata.  La pandemia ci ha dimostrato in maniera inequivocabile quanto sia necessario contenere produzione e consumi se vogliamo ridurre il nostro impatto sulla natura.

Per cui il vero tema che dovremo affrontare in una prospettiva di sostenibilità è quella del lavoro: come coniugare sobrietà e lavoro per tutti?
La nostra abitudine a considerare come lavoro solo quello salariato non ci aiuta a trovare la soluzione. Possiamo allora intuire che una strada da battere è la riduzione dell’orario di lavoro? Ai vecchi, che godrebbero di un orario più adatto alle proprie condizioni fisiche. Ai giovani, che conquisterebbero autonomia e dignità. Alle donne, che raggiunta la parità fuori casa potrebbero rivendicarla anche fra le mura domestiche.

Ma meno lavoro salariato significherebbe inevitabilmente meno soldi e nella nostra mente si affaccia un’altra domanda altrettanto angosciante: ce la faremo? La risposta è che dipende da ciò che i nostri salari devono coprire. Una cosa è doverci comprare solo cibo, vestiario ed altri oggetti di uso quotidiano.

Altra cosa doverci pagare anche casa, farmaci, esami diagnostici, libri, retta scolastica e qualsiasi altra necessità. In altre parole il salario di cui abbiamo bisogno dipende fortemente dal livello di protezione sociale che ci offre l’economia pubblica. Solo a questa condizione la riduzione dell’orario di lavoro può mettere in evidenza tutti i suoi risvolti positivi e diventare socialmente desiderabile. Il che conferma che un nuovo modello di sviluppo è molto più di una semplice rivisitazione tecnologica. E’ un nuovo modello organizzativo costruito su nuovi valori, nuovi ruoli, nuove interazioni. Soprattutto è un nuovo modo di concepire il lavoro, il mercato e la comunità.