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Essere realisti o essere vittime della propria convinzione ?



Ognuno di noi vive nel proprio credo. Il credo è un’idea di noi stessi sostenuta da riferimenti. Immagina una casa senza fondamenta. 




Ogni qualvolta che l’idea è sostenuta da solide convinzioni, diventa una certezza più certezze. Ma cosa sono i riferimenti? Non sono altro che delle esperienze passate a cui diamo molta importanza tanto da trasformarne il ricordo in un’idea che influisce sul nostro pensare. In molti maturano delle credenze limitanti su quello che sono o che sono capaci di fare per il solo fatto di NON aver avuto successo nel passato ed è talmente influente che arrivano a credere che non riusciranno mai ad averlo nemmeno in futuro.

Coloro che ripetono in continuazione la frase “cerchiamo di rimanere con i piedi per terra”, in realtà vivono nel timore di rimanere di nuovo delusi. La paura frena e spinge ad esitare e a non impegnarsi a fondo. Parliamoci chiaro: i grandi leader raramente sono realisti.

Saranno pur intelligenti, lungimiranti, carismatici, brillanti, ma non realisti. Tuttavia, ciò che è realistico per una persona potrebbe non esserlo per un’altra sulla base dei loro diversi riferimenti. Gandhi, ad esempio, era convinto di ottenere l’autonomia dell’India senza opporsi con la violenza alla Gran Bretagna, cosa impensabile per l’epoca.  Alla fine la sua convinzione si è dimostrata più che mai possibile e vincente.

Quindi non esiste emergenza senza un movente e non esiste una soluzione senza un credo.