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Ma cari politici .. ci siete o ci fate!?



E’ trascorso poco più di un anno e dal primo lockdown alle zone arancioni e rosse di questo periodo, si è passati dall’andrà tutto bene a stati d’animo di sfiducia e rabbia, legati al crescente senso di impotenza e alla disarticolazione del vivere quotidiano. 




L’assenza forzata da scuola, laddove i giovani esprimevano il loro bisogno di affermazione personale, si manifesta con fatti incresciosi e anti sociali, come le risse di strada e atti vandalici. L’ambiente scolastico, grazie al controllo sociale e alle regole, aiuta a inalveare questi bisogni.

La chiusura poi delle attività commerciali e lo stato d’ incertezza e di precarietà del lavoro sono un altro fardello enorme che impoverisce la gente sotto ogni profilo. Su questo fronte la politica deve dare delle risposte certe. I decreti ristori e i sostegni? Si ma quanta certezza su quando arriveranno e quanto valideranno e soprattutto, non si sa come riprenderà la vita lavorativa quando saremo fuori dall’emergenza.

E sulla questione della salute? Si viene a sapere dai TG se garantire o meno uno 'scudo penale' per medici, infermieri e personale sanitario impegnato nelle vaccinazioni!? Siamo davvero al paradosso. E’ compito del Governo o meglio del parlamento puntare ad un cambio di passo, a mettere ordine e centralità sul da farsi. Servono risposte più incisive alla crisi sanitaria.

Si parla sempre più spesso di smart working ma sono in tanti a sostenere che ora serve una regolamentazione che ne definisca con chiarezza il confine nell’ambito normativo. Con il “lavoro a distanza” il rischio è quello di non disconnettersi mai dal lavoro, cioè di non avere più tempi di attività definiti. Non esiste più la differenza tra spazio lavorativo e spazio domestico. Contemporaneamente le persone si trovano impegnate chi nello studio o nel lavoro da casa.

Non è certamente semplice portare a compimento una attività per volta ed è come se si lasciassero tanti file sul computer costantemente aperti, appesantendo l’elaborazione. Se a questo ci si aggiunge la fatica delle donne a conciliare famiglia, lavoro a casa e figli in didattica a distanza, appare chiaro che tale situazione vada prontamente regolarizzata per non ingenerare nelle persone una condizione di disagio diffuso e prolungato.