News

Gli anziani tra etica ed economia



Non vorrei attribuire ai nostri politici la volontà di liberarsi del peso costituito dalle cure per gli anziani per qualcuno catalogati a “classe non più produttiva della società”.




Lungi quindi dal pensare alla gestione catastrofica delle RSA frutto di un piano deliberato ma semmai di impreparazione e incompetenza. La pandemia ha comunque fatto emergere una presa di coscienza di ciò che non andava bene nel trattamento che la nostra società riservava alle persone di età avanzata. Occorre prodigarsi quindi per un cambio di passo verso un sistema che non tenda a liberarsi dei vecchi, ma a prendersene veramente cura senza trattare nessuno come scarto o come zavorra.

Affinché la vita abbia, fino al termine, la quantità e la qualità che ognuno auspica per sé stesso. Sono molte le famiglie che precipitano in una condizione di povertà per le cure di malattie croniche e degenerative che di fatto, se non di diritto, non sono garantite dal servizio pubblico. Affidate quindi al loro coinvolgimento diretto con spesa sanitaria privata: situazioni che provocano non di rado crolli sia finanziari che emotivo-psicologici. Lo scenario della cura riservata alla vecchiaia dovrebbe essere oggetto di un dibattito aperto. Da ciò ci si aspetta che emergano precise scelte, ben prima che il possibile degrado cognitivo prevalga. Trovare il difficile equilibrio tra interventi curativi e quelli palliativi. La palliazione non è semplicemente la constatazione del “non c’è più nulla da fare”. Si finisce per attribuire un carattere grottesco sia ad interventi curativi che a quelli palliativi. I primi rischiano perché rischiano di sconfinare nell’irragionevole ostinazione terapeutica. I secondi ad una transizione brusca che crea l’impressione di un abbandono da parte dei professionisti curanti. 

Si dovrebbe andare nella direzione di creare strutture che accolgano anziani autosufficienti purché civilmente gestite e in altre sedi separate quelle per non autosufficienti ovvero di “hospice” per l’accompagnamento alla fase finale. Naturalmente i più preferiscono estendere il più possibile la lunghezza della vita, nonostante le crescenti limitazioni e difficoltà.

Qualunque sia la lunghezza della vita che ci si augura, resta il fatto la crescita ideale è quella della consapevolezza e perché no della spiritualità  sia essa religiosa o laica. Sì, certo seguire la via spiccia del “ tanto è anziano e … “ a meno che il costo non sia quello che saremmo costretti a pagare in termini di degrado sociale.